Tutto quello che nessuno ti ha mai detto sul sonno di tuo figlio: i consigli della psicologa

Secondo appuntamento con la nostra dott.ssa Chiara Rainieri.
La settimana scorsa ci ha iniziate ad un percorso che a volte si rivela pieno di ostacoli e di punti di domanda: il sonno dei bimbi.

Quante volte noi mamme ci troviamo al parco giochi con le borse sotto gli occhi e tra uno sbadiglio e l’altro la domanda più frequente è sempre “ma il tuo dorme? Ma quanto? Si sveglia la notte? Come lo addormenti?”

Ecco allora i preziosissimi consigli della psicologa Chiara:

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L’addormentamento: consigli per l’uso

Soprattutto dal secondo anno di vita l’addormentamento rientra a pieno titolo tra i fenomeni sottoposti a regole di educazione. Siamo nella fase di “contrattazione” con i bisogni e le richieste dell’ambiente. Tuttavia, già dai primi mesi di vita del bambino, è importante che i genitori riconoscano l’importanza del loro ruolo nell’appredimento del figlio della “magica” ruotine dell’addormentamento.

STRUTTURAZIONE DELL’AMBIENTE
Il bambino dovrebbe avere un suo posto specifico per dormire in una camera diversa da quella dei genitori: dalla culla nei primi mesi, al lettino dal secondo semestre e infine un vero e proprio letto singolo.
Così facendo il bambino può abituarsi a essere da solo nel letto e nella stanza prendendo confidenza con la solitudine, che non vuol dire abbandono: sa che i genitori sono nella camera a fianco, disponibili. La porta aperta permette di sentire i loro suoni e gli altri suoni di casa.
Il lettone dei genitori non è un tabù, ma dovrebbe rimanere un’eccezione legata a comodità di allattamento, stanchezza dei genitori, occasioni particolari, malesseri e malattie, la domenica mattina per stare insieme ecc.

PREPARIAMOCI PER LA NANNA
Il percorso che conduce il bambino all’addormentamento è un vero e proprio rituale che ha inizio con una progressiva diminuzione dell’attività: facendoci aiutare dal bambino possiamo “mettere a nanna” i giochi, soprattutto quelli sonori, che attivano il bambino (nel caso di un padre che ha l’abitudine serale di fare piroettare il figlio o che ama dilettarsi in “lanci spaziali” del pargolo, possiamo munirci di corde contenitive 🙂 ).
Può sembrare una sciocchezza, ma è importante esplicitare al bambino questa fase di separazione, segnalando l’imminente distacco dal mondo della veglia (“Ora mettiamo a dormire tutti i giochi. Ecco li mettiamo qui nella loro casetta. Spegniamo la luce e sssh che dormono! Adesso mettiamo anche noi il pigiamino perchè anche tu devi fare la nanna”).

Lavarsi i denti e mettersi in pigiama stabilisce senza remore l’entrata nella fase liminare (termine che deriva dal latino ‘limen’ che significa «soglia, passaggio»).
La fase liminare è particolarmente delicata in quanto momento di sospensione tra la vita quotidiana (rassicurante e conosciuta) e l’oscuro pianeta onirico. Per tale ragione il genitore dovrebbe equipaggiarsi di un’atteggiamento da “paracadute”, accompagnando il bambino nel suo volo notturno, passandogli il messaggio “io ci sono, anche se non attaccato a te”.
Alcuni bambini necessitano della compagnia del genitore accanto al letto, magari accompagnati dalla lettura di una fiaba, dal racconto di una storia o di una ninna nanna; altri ricercano solo la compagnia del loro peluches preferito.
Ricordate che anche queste sono abitudini create a partire dalle nostre credenze rispetto a ciò che il bambino vuole/vorrebbe.
Non è scritto da nessuna parte che al bambino deve essere cantata una ninna-nanna o letta una storia. Semplicemente occorre creare un ambiente tranquillo.
Pensate a voi stessi e ai momenti che precedono l’addormentamento. Di cosa avete bisogno? Di tutte le luci della casa accese o di una luce soffusa? Di stendervi comodi sul divano o di fare una gara di capriole? Di sentire un caldo abbraccio dei vostri cari o di non essere nemmeno degnato di un “sogni d’oro”? Pensate che vostro figlio è un individuo tanto quanto voi e che necessita di rituali molto simili ai vostri.

Infine, abbiamo l’ingresso vero e proprio nell’ora della nanna. Come le nozze celebrano il definitivo passaggio della persona al mondo degli adulti, il bacio della buonanotte, la carezza o un piccolo massaggio servono per comunicare al bambino la fine della giornata, decretando che quello è il momento di dormire.

Ma non sempre tutto è così semplice!
Nel prossimo appuntamento vi racconterò una delle mie esperienze più forti riguardo questo tema.

dott.ssa Chiara Rainieri
Psicologa clinica e dello sviluppo
http://www.chiararainieripsicologa.it
info@chiararainieripsicologa.it

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A giovedì prossimo con il racconto di Chiara che non vedo l’ora di leggere e nel frattempo la ringrazio per i consigli, che si sa che noi mamme ne siamo sempre avidissime!! 🙂

Vi ricordo che se volete saperne di più sulla sua attività professionale, basta cliccare sul sito http://www.chiararainieripsicologa.it

10 pensieri su “Tutto quello che nessuno ti ha mai detto sul sonno di tuo figlio: i consigli della psicologa

  1. momfrancesca ha detto:

    Che interessanti consigli! Magari non tutti sono d’accordo con quello che Chiara spiega, ma è uno dei metodi che permette di instaurare un certo e duraturo lavoro per la messa a letto in tranquillità, per la gioia di grandi e piccini.

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  2. melatequilabionda ha detto:

    L’unica cosa che non condivido è il fatto di mettere da subito il bambino in un’altra stanza: ormai è stato appurato che ciò aumenta il rischio di sids.
    La comunità scientifica consiglia fortemente per almeno i primi sei mesi, se non fino all’anno, la condivisione della camera o addirittura del letto, fatto salvo ovviamente che i genitori non facciano consumo di droghe, farmaci, alcool, sigarette e che non siano obesi. In alternativa al letto condiviso consigliano il Side bed, la culla aperta su un lato addossata al letto dei genitori.
    Tra i bambini morti di sids, la quasi totalità stava in camera da solo.

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    • LaSam ha detto:

      Io invece non credo che possa ridurre scientificamente il rischio di SIDS. Può essere comodo per accudire il bimbo senza dover fare mille su e giù dal letto, puoi eventualmente renderti conto se qualcosa non va ma io avevo il sonno pesante e sono sincera se ti dico che non mi sarei accorta se uno dei miei figli avesse smesso di respirare, purtroppo. Esiste qualche congegno elettronico in commercio che monitora direttamente dal materasso il respiro del bambino ma se questo si rigira nel letto, mi chiedo, rischia di segnalare pericoli a vuoto?
      Insomma la SIDS è una tragedia a cui non vedo tante risposte chiare e scientificamente provate, in verità.
      Ognuno poi sceglie liberamente. Io ad esempio ne ho sempre tenuto uno in camera con me e uno nella stanza adiacente perché avevano risvegli ad orari differenti e spesso si svegliavano a vicenda.

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  3. Ellisteller ha detto:

    Ciao, ho una domanda!
    Amorissimo, 14 mesi, ultimamentr torna dal nido, gioca con me e spesso verso le 18 crolla. Se lo sveglio (o si sveglia) per cenare piange, accetta solo il biberon e ri riaddormenta.
    Alle 5 della mattina dopo è sveglio come un grillo! Vorrei cambiarre i suoi ritmi ma al momento non ci riesco 😯

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  4. Dott.ssa Chiara Rainieri ha detto:

    Ciao Ellisteller!
    La prima domanda che mi sorge riguarda il sonno del tuo piccolo nel riposino pomeridiano: dorme al nido? Se si,riesce a riposare nel momento del riposino post-pranzo? Quanto? Nel caso contrario ci sono consigli che potresti dare alle tate per favorire il suo riposo?
    Immagino che una sveglia così presto lo renda stanco anche durante le attività del nido, perciò sarebbe ottimale (sia per lui che per voi genitori) spostare il suo orologio di qualche ora in avanti. Questo potrebbe implicare anche un pò di fatica in termini di sopportazione di qualche pianto di protesta del tuo piccolo!
    Qualche gioco allettante a cui sai che non riesce a resistere potrebbe essere un valido aiuto per coinvolgerlo in un’attività che lo tenga sveglio evitando che si addormenti.
    Se proprio crolla non farti scoraggiare e sveglialo per la cena, sempre presentandogli qualcosa di allettante (ricorda: regola numero uno per convincerlo è come glielo presenti TU…accentua la mimica facciale, il tono della voce, mostragli tu quanto è bello quel gioco).
    Se piange non sentirti in colpa. Lo stai facendo si per te, ma anche e soprattutto per lui! Continua a mostrarti presa dall’attività e osserva come lui reagisce…il pianto diminuisce piano piano? Ti guarda con la coda dell’occhio continuando a piangere?
    Spero di esserti stata utile!
    Aggiornaci!

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